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 “Dopo aver imparato i ruoli chiave, ora iniziamo a liberarci dai vincoli che essi ci impongono; sappiamo come assolvere certi doveri e riusciamo a esprimere la nostra individualità.”

Helen Bee

Adulti

Quando parliamo di adulti, ci riferiamo a persone di età compresa fra i 18 anni e gli oltre 75, e caratterizzata da tratti specifici che la costituiscono come condizione, al di là del dato cronologico. Basta un colpo d’occhio per accorgersi che questo tempo della vita occupa la maggior parte dell’esistenza di ciascuno (assumendo di vivere fino a cent’anni!); eppure, fino a qualche decennio fa, l’età adulta occupava un posto piuttosto marginale nella ricerca degli psicologi, in quanto considerata tutto sommato priva di eventi significativi per lo sviluppo: ogni traguardo già conquistato nei periodi precedenti e, a seguire, la vecchiaia, intesa solo come fase di declino e di “ritiro” da ogni opportunità. Oggi, però, questa visione dell’età adulta è profondamente cambiata e l’immagine attuale è quella di un tempo denso di sfide in cui impegnare le proprie risorse; di sempre nuovi tasselli da mettere nella costruzione del senso di identità; di ruoli molteplici e “in divenire”; di spazi che si aprono per dedicarsi ai propri interessi; di abilità nel compensare con l’esperienza le prime manifestazioni di un “funzionamento” diverso da quello della giovinezza.

Indubbiamente, con il trascorrere degli anni, emergono anche difficoltà, limiti e perdite, che interpellano ogni persona ad una sempre più profonda (appassionata) riscrittura della propria storia. In questa operazione può essere utile tenere presenti alcuni elementi decisivi:

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se certi risvolti critici non si possono eliminare, come starci di fronte rimane un potente strumento nelle mani di ciascuno perché l’esito del misurarsi con le criticità risulti a favore, e non contro: “Non puoi tornare indietro e cambiare l’inizio, ma puoi iniziare dove sei e cambiare il finale”, C.S.Lewis;

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se i cambiamenti che accompagnano il trascorrere degli anni vengono percepiti come fattori negativi e non come aperture verso nuovi modi di essere, è perché tale percezione risulta spesso fortemente condizionata dal significato che la società e lo stesso individuo attribuiscono a tali cambiamenti. Ma, procurandosi uno sguardo sapiente e critico sulle cose, i significati possono anche essere associati agli eventi in modo creativo e originale; sarà possibile allora affrancarsi dai luoghi comuni che si traducono in “etichette” tanto ingombranti quanto sprovviste di ogni fondamento scientifico;

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è ormai assodato che la cura di sé svolge un ruolo fondamentale nel preparare una qualità di vita soddisfacente, anche nel suo tempo più maturo: vigore fisico, lucidità di pensiero, solidità personale, vivacità sociale; non sono obiettivi irraggiungibili o riservati a pochi fortunati, ma caratteristiche che ognuno può conquistare (salvo patologie specifiche e del tutto invalidanti, è ovvio). Prendersi cura di sé, nel senso ampio che abbracci le quattro dimensioni sintetizzate sopra (fisica, cognitiva, personale e sociale) e nelle quali, convenzionalmente, si “illustra” lo sviluppo individuale lungo l’intero arco della vita, significa conoscere sé stessi e divenir del mondo esperti.

Tutto questo si può riassumere nell’invito che la vita stessa pare rivolgere ad ognuno: essere protagonisti della propria vicenda umana, piuttosto che spettatori passivi di quello che sfila davanti allo sguardo.

Attraverso i contributi delle Scienze Umane, è proprio ciò che qui ci ripromettiamo di fare.

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